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L’organizzazione mondiale della sanità definisce l’ipovisione come una riduzione significativa della funzione visiva che non può completamente essere corretta da occhiali tradizionali, da lenti a contatto, dal trattamento medico e/o dalla chirurgia.

L’ipovisione, secondo la classificazione internazionale della malattia, è suddivisa in:

  • Normal vision ≥ 0.8
  • Mild vision loss < 0.8 e ≥ 0.3
  • Moderate vision loss < 0.3 e ≥ 0.125
  • Severe vision loss < 0.125 e ≥ 0.05
  • Profound vision loss < 0.05 e ≥ 0.02
  • Near-total vision loss (near blindness) < 0.02 e ≥ NLP
  • Total vision loss (total blindness NLP)

 

Legislazione Italiana

La legge 3 aprile 2001, n. 138 “Classificazione e quantificazione delle minorazioni visive e norme in materia di accertamenti oculistici” definisce le varie forme di minorazioni visive meritevoli di riconoscimento giuridico, allo scopo di disciplinare adeguatamente la quantificazione dell’ipovisione e della cecità secondo i parametri accettati dalla medicina oculistica internazionale. I due fondamentali elementi di valutazione della condizione visiva sono l’acutezza visiva (fissazione centrale), espressa in decimi, ed il campo visivo.

 

Definizione dei ciechi totali

Ai fini della presente legge, si definiscono ciechi totali:

  • coloro i quali sono colpiti da totale mancanza della vista in entrambi gli occhi;
  • coloro i quali hanno la mera percezione dell’ombra e della luce o del moto della mano in entrambi gli occhi o nell’occhio migliore;
  • coloro il cui residuo perimetrico binoculare è inferire al 3%.

 

Definizione di ciechi parziali

Si definiscono ciechi parziali:

  • coloro i quali hanno un residuo visivo non superiore a 1/20 in entrambi gli occhi o nell’occhio migliore, anche con eventuale correzione;
  • coloro il cui residuo perimetrico binoculare è inferiore al 10%.

 

Definizione di ipovedenti gravi

Si definiscono ipovedenti gravi:

  • coloro i quali hanno un residuo visivo non superiore a 1/10 in entrambi gli occhi o nell’occhio migliore, anche con eventuale correzione;
  • coloro il cui residuo perimetrico binoculare è inferiore al 30%.

 

Definizione di ipovedenti medio-gravi

Ai fini della presente legge, si definiscono ipovedenti medio-gravi:

  • coloro i quali hanno un residuo visivo non superiore a 2/10 in entrambi gli occhi o nell’occhio migliore, anche con eventuale correzione;
  • coloro il cui residuo perimetrico binoculare è inferiore al 50%.

 

Definizione di ipovedenti lievi:

Si definiscono ipovedenti lievi:

  • coloro i quali hanno un residuo visivo non superiore a 3/10 in entrambi gli occhi o nell’occhio migliore, anche con eventuale correzione;
  • coloro il cui residuo perimetrico binoculare è inferiore al 60%.

 

Categorie di ipovisione

In base alla causa della minorazione visiva, è possibile individuare diverse categorie di ipovisione, a cui corrisponderanno diverse tipologie di handicap e necessità riabilitative.    In modo schematico si possono distinguere:

  • deficit della visione centrale: caratterizzato da scarsa acuità visiva che influenza negativamente la lettura, la scrittura e il riconoscimento dei volti e dei dettagli, non associata a significative alterazioni della capacità visiva periferica;
  • deficit della visione periferica: caratterizzato da alterazioni del campo visivo periferico (visione laterale), difficoltà della visione in condizioni mesopiche/scotopiche (scarsa luminosità) con marcata difficoltà nell’orientamento e della mobilità, non associato a riduzioni marcate dell’acuità visiva centrale;
  • deficit visivo generalizzato: caratterizzato da alterazioni della visione centrale e della visione periferica.

 

Le principali cause di deficit della visione centrale sono la degenerazione maculare legata all’età, la miopia degenerativa elevata, la neurite ottica, la toxoplasmosi oculare, la malattia di Stargardt, la distrofia tipo cone-rod, etc.

Invece, le principali condizioni che causano una maggior compromissione della visione periferica sono le degenerazioni tapeto-retiniche, la più comune delle quali è la retinite pigmentosa, la neuropatia ottica glaucomatosa in stadio avanzato, le patologie neuroftalmologiche di varia origine, etc.

 

Eziologia dell’ipovisione

L’eziologia dell’ipovisione è riconducibile a molteplici patologie. È opportuno distinguere le cause d’ipovisione dell’età evolutiva (da 0 a 18 anni) da quelle dell’età adulta (dai 19 anni in poi), sia da un punto di vista epidemiologico, che in funzione della scelta di un adeguato percorso riabilitativo.

 

Cause d’ipovisione in età evolutiva

Le cause di ipovisione in età pediatrica possono essere suddivise in base all’epoca di insorgenza:

  • cause prenatali, quali alterazioni cromosomiche o genomiche, agenti infettivi virali (virus della rosolia, cytomegalovirus, herpes simplex virus), batteri (gonococco, stafilococco, streptococco), protozoi (toxoplasma) e agenti tossici (farmaci e radiazioni);
  • cause peri e postnatali, quali traumi da parto e oftalmopatie neonatali, come il retinoblastoma e la retinopatia del prematuro.

 

In base alla sede anatomica, le principali cause d’ipovisione nei bambini sono:

  • difetti refrattivi elevati e nistagmo;
  • opacità dei mezzi diottrici e/o alterazioni del segmento anteriore: megalocornea, aniridia, cataratta congenita, glaucoma congenito, etc.
  • patologie retiniche: retinoblastoma, albinismo, retinopatia del prematuro, malattie congenite della retina (es. amaurosi di Leber), eredodegenerazioni tapeto-retiniche;
  • otticopatie, quali l’atrofia ottica dominante;
  • anomalie del sistema nervoso centrale: idrocefalo e cecità corticale (secondaria ad anossia perinatale, meningiti, etc.);
  • patologie oculari correlate a sindromi sistemiche.

 

 

Cause d’ipovisione in età adulta

Le principali cause di ipovisione nell’adulto nei paesi industrializzati sono le seguenti:

  • degenerazione maculare legata all’età:è attualmente la più frequente causa di grave diminuzione della visione centrale in Europa e in Nord America. La malattia, legata all’invecchiamento, che colpisce la macula, si può distinguere schematicamente in due diverse forme: atrofica, di tipo secco o a carta geografica, ed essudativa, di tipo umido, ovvero complicata da membrana neovascolare sottoretinica, la cui evoluzione naturale causa la formazione di una lesione cicatriziale.
  • miopia patologica, caratterizzata da alterazioni del polo posteriore e della periferia retinica, che possono essere di due tipi: distrofiche (stafiloma miopico, rotture della membrana di Bruch, schisi retinica, distacco di retina, atrofia corioretiniche, etc.) ed essudative (neovascolarizzazione coroideale).
  • retinopatia diabetica:è una complicanza oculare del diabete che coinvolge, come negli altri distretti dell’organismo, il microcircolo retinico. Si possono distinguere due tipologie di retinopatia diabetica: retinopatia diabetica non proliferante, caratterizzata da microaneurismi ed edema maculare, e retinopatia diabetica proliferante, in cui sono presenti numerose aree ischemiche della retina, che si possono complicare con edema maculare cronico,  distacco retinico trazionale, emorragie vitreo-retiniche secondarie alla rottura di neovasi e glaucoma neovascolare dell’angolo irido-corneale.
  • neuropatia otticaglaucomatosa:è caratterizzata dall’alterazione progressiva delle cellule ganglionari retiniche e delle fibre nervose della testa del nervo ottico, secondarie ad ipertono oculare. Le conseguenze funzionali sono rappresentate dalla progressiva comparsa, estensione e confluenza di aree scotomatose (aree di non visione) del campo visivo, che possono condurre, nelle fasi avanzate della malattia, ad uno stato di ipovisione o cecità.
  • eredo-degenerazioni tapeto-retiniche, un gruppo geneticamente eterogeneo di malattie della retina, caratterizzato da progressiva degenerazione dei fotorecettori retinici (coni e bastoncelli) che causa ipovisione centrale e/o periferica progressiva.
  • occlusioni vascolari dell’occhio, che si possono verificare quando è ostruita la circolazione retinica, come nei casi di occlusioni arteriose o venose della retina, nelle occlusioni del circolo cilio-coroideale e nella neuropatia ottica ischemica anteriore. Il blocco della circolazione retinica determina la formazione di emorragie retiniche, frequentemente associate a sviluppo di aree ischemiche (scarsamente irrorate) e/o di edema maculare. Tali eventi occlusivi acuti si presentano più frequentemente in un solo occhio, sebbene non siano rari i pazienti colpiti bilateralmente, il più delle volte in tempi diversi.
  • neurite ottica: è una condizione clinica, non sempre di natura infiammatoria, coinvolgente il nervo ottico, che può originare da meccanismi diversi:
    • infiammazione
    • demielinizzazione
    • tossicità
    • patologie neurologiche e vascolari
    • traumi e tumori

La neurite ottica acuta, soprattutto nella forma demielinizzante, colpisce pazienti con età compresa tra i 20 e i 50 anni ma, anche se più raramente, può presentarsi in età pediatrica.

I sintomi principali sono la riduzione improvvisa dell’acuità visiva, algie peribulbari, difficoltà nei movimenti oculari e, talora, alterazioni del senso cromatico.

  • Malattie infiammatorie e neurodegenerative acquisite, specie se coinvolgono il segmento posteriore dell’occhio (es. uveite posteriore, etc) e/o il nervo ottico (es. papillite, neurite ottica, etc.).

 

Invece, patologie comunemente trattabili come la cataratta, il tracoma e il glaucoma, rappresentano, a tutt’oggi, il 70% delle cause di cecità nei paesi in via di sviluppo secondo i dati epidemiologici dell’OMS. 

I soggetti più frequentemente colpiti da ipovisione sono gli anziani, in una fascia d’età compresa tra i 60 e i 90 anni, che necessitano di assistenza per migliorare l’autonomia, soprattutto in ambito familiare. Ci sono però patologie, come le eredo-degenerazioni tapeto-retiniche, la retinopatia diabetica e la maculopatia miopica, che, il più delle volte, colpiscono persone ancora in età lavorativa, con motivazioni, necessità e problematiche del tutto diverse.