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Gli occhiali a cosa servono?

Gli occhiali, oltre ad essere utili per vedere meglio in caso di difetti refrattivi, possono avere altre importanti funzioni:

  • protezione dalla luce, in particolare nei casi di fotofobia, albinismo, patologie degenerative della retina, opacità dei mezzi diottrici, etc.;
  • migliorare il parallelismo degli occhi: in alcune forme di strabismo “accomodativo”, l’uso di lenti migliora la posizione degli occhi a tal punto che, in alcuni casi, non è necessario ricorrere alla chirurgia dello strabismo. In alcuni bambini affetti da strabismo “accomodativo” più ampio nella visione vicina piuttosto che quella lontana, si possono utilizzare lenti bifocali, ossia lenti correttive con potere diverso alto-basso, per controllare meglio il parallelismo degli occhi;
  • eliminazione della diplopia e/o confusione visiva: è possibile migliorare la visione disturbata dal disassamento oculare mediante il decentramento della lente correttiva o incorporando un prisma. Ovviamente, tale soluzione è limitata a casi di strabismi di piccola ampiezza, poiché valori elevati di decentramento o di prismi sarebbero incompatibili con un’acuità visiva soddisfacente.

 

Le lenti correttive in età pediatrica

Nei bambini, l’uso degli occhiali può avere vari significati:

  • eliminare o ridurre la cefalea, che compare prevalentemente dopo l’impegno visivo, come, ad esempio, scuola, compiti e televisione.
    L’ipermetropia è il difetto visivo che più frequentemente è la causa di cefalea. In generale, si tratta di un difetto refrattivo che consente una visione normale a prezzo di uno “sforzo accomodativo”. L’uso della lente correttiva riduce così lo sforzo visivo, con conseguente scomparsa della cefalea;
  • migliorare la potenzialità visiva, specialmente nei casi di ambliopia (“occhio pigro”) o di difetti visivi elevati. Se l’occhio di un bambino non viene messo nelle condizioni di sviluppare un’esperienza visiva normale, non riuscirà mai a raggiungere una acuità visiva soddisfacente, tanto più quando il problema coinvolge un solo occhio o esiste una grande differenza visiva tra i due occhi. In tali casi, oltre alla lente correttiva, è necessario ricorrere al bendaggio dell’occhio migliore;
  • migliorare il parallelismo oculare nei casi di strabismo “accomodativo”.
    Nei casi di strabismo accomodativo, la correzione ottica ottenuta dopo la cicloplegia (“test con le gocce”) consente di migliorare, parzialmente o totalmente, il parallelismo degli occhi. Nei casi in cui lo strabismo sia più ampio da vicino rispetto al lontano, si possono utilizzare lenti bifocali, ossia lenti correttive con potere diverso per la distanza lontano/vicino, con conseguente controllo proporzionato dell’entità dello strabismo.

 

I materiali

 

Le lenti in materiale vetroso (minerali)

Le lenti in materiale vetroso sono costituite principalmente da silice e altri ossidi, come quelli di calcio, sodio, bario e potassio.

Il vetro ottico viene lavorato con diversi componenti chimici per aumentarne la trasparenza, la chiarezza e la stabilità, in modo da consentire una visione più nitida e dettagliata.

Importante è sapere che, quando la luce colpisce la lente, viene suddivisa e dispersa nelle parti che la compongono, creando un fastidioso spettro di colori visibile. L’intensità di questo effetto, conosciuto come dispersione (misurata sulla scala del numero di Abbe), è inversamente proporzionale alla qualità del materiale utilizzato: più alta è la qualità (più alto è il numero di Abbe) minore sarà la dispersione.

Altro parametro importante è l’indice di refrazione, che, secondo i concetti di fisica ottica, esprime il rapporto fra la velocità della luce nell’aria e quella del materiale della lente in questione; esso varia in maniera inversamente proporzionale alla lunghezza d’onda considerata.

A parità di potere diottrico, le lenti con indice di rifrazione elevato causano maggiore dispersione della luce (la luce è “scomposta” nelle diverse componenti cromatiche), con conseguente perdita della qualità ottica. Le lenti costruite con indice di refrazione minore hanno spessore maggiore, minore dispersione della luce e migliore qualità ottica.

Il vetro naturale ha il vantaggio di avere un indice refrattivo che si estende da 1,5 a 1,9, mentre il materiale plastico/organico ha valori da 1,5 a 1,74. Inoltre, il vetro naturale, rispetto alle lenti in materiale plastico, a parità d’indice refrattivo, consente una minore dispersione cromatica.

Per difetti visivi elevati, sarà quindi consigliato usare un materiale con alto indice di refrazione (dal momento che questo ridurrà lo spessore delle lenti e, quindi, il peso degli occhiali sul naso) e con elevato numero di Abbe.

I vantaggi del vetro, rispetto ai materiali organici, sono la trasparenza, la resistenza ai graffi e la possibilità di ridurre al minimo gli spessori della lente, soprattutto nei difetti visivi elevati. Fattori limitanti della lente in vetro sono l’estrema fragilità e il peso, se paragonato ad una lente in materiale plastico/organico con lo stesso potere.

 

 

Le lenti in materiale plastico (organiche)

I materiali plastico-organici sono ormai quelli più utilizzati per la realizzazione di occhiali, per la loro leggerezza, resistenza agli urti (lenti infrangibili) e per la qualità ottica.

Il limite delle lenti in materiale plastico/organico, a parità di potere e di indice di refrazione, è lo spessore maggiore rispetto ad una lente in vetro naturale.

Per poteri elevati (superiori alle 12 diottrie) sono preferibili le lenti in lantanio, materiale vetroso ad alto indice, che consente di ottenere spessori ridotti grazie all’elevato indice di refrazione (1,8).

Rispetto alle lenti in vetro naturale, le lenti in plastico-organico risultano essere più delicate, in quanto meno resistenti ai graffi.

Esistono diverse modalità di trattamento indurente per migliorare la resistenza di tali lenti.

 

 

I trattamenti

I trattamenti di superficie e i trattamenti del materiale servono per migliorare le caratteristiche ottiche delle lenti. Quelli attualmente a disposizione sono: antiriflesso, indurente e filtrante, che possono essere combinati insieme in relazioni alle esigenze specifiche.

Trattamento antiriflesso: idoneo per qualsiasi tipo di lente trasparente o filtrante (colorata), è utile per ridurre le riflessioni della luce all’interno della lente migliorando la sensibilità al contrasto e la qualità visiva soprattutto, durante l’uso di videoterminali, la visione notturna, o la guida.

Trattamento indurente: utile per migliorare la stabilità e la resistenza superficiale ai graffi delle lenti infrangibili. I trattamenti di superficie sono effettuati con quarzo, lacche o vernici. Questi trattamenti sono spesso associati ai trattamenti antiriflesso.

Trattamento filtrante: consiste nell’inserimento di filtri fotoselettivi o protettivi UV, in grado di proteggere gli occhi dalle radiazioni luminose dannose.

 

 

Le lenti bifocali

Le lenti bifocali presentano due zone ottiche di differente potere diottrico.

La zona superiore, più ampia, è quella relativa al potere per lontano, mentre quella inferiore, più piccola (lunetta), viene utilizzata per vicino.

Le lenti bifocali permettono di formare due fuochi a due distanze prestabilite ed invariabili, correggendo un difetto refrattivo per lontano e la presbiopia per vicino.

La scelta della dimensione della lente per vicino è in relazione alle esigenze del paziente: più importante sarà l’attività a distanza ravvicinata, più ampio dovrà essere il segmento inferiore.

Le lenti bifocali sono, inoltre, utilizzate in età pediatrica nei casi di strabismo convergente con angolo di deviazione maggiore per vicino rispetto al lontano (esotropia parzialmente o totalmente accomodativa con rapporto accomodazione/convergenza elevato). In tali casi, le lenti hanno le due zone ottiche ben demarcate da una linea orizzontale, che è posta appena al di sotto del bordo pupillare inferiore.

La correzione totale del difetto visivo per lontano, associata ad una addizione ipermetropica per vicino (maggiore valore del segmento per vicino rispetto al lontano), consente di migliorare il parallelismo oculare e la collaborazione binoculare, nei casi in cui lo strabismo convergente sia più importante nella visione per vicino piuttosto che per lontano.

 

 

Le lenti progressive

Le lenti progressive presentano diverse zone visive funzionali in cui il potere varia dall’alto verso il basso, attraverso il canale di progressione. La possibilità di favorire una visione ottimale alle varie distanze, unita al risultato estetico (non si vede la linea di demarcazione lontano–vicino o la lunetta), le rende preferibili alle lenti bifocali.

L’unico inconveniente riguarda le zone periferiche, al di fuori del canale di progressione, in cui sono presenti distorsioni ottiche e astigmatismi di superficie (effetto glare).

Diverse sono le geometrie ottiche delle lenti, che possono essere realizzate variando l’ampiezza delle diverse zone ottiche, in relazione alle esigenze visive del soggetto.

Le particolari tecniche di costruzione, con progressione interna ed esterna, associate all’inserimento dei dati della montatura (angolo pantoscopico e angolo di avvolgimento frontale), permettono di ottenere lenti con spessori ottimizzati ed un miglior risultato estetico.

 

Le lenti degressive

Le lenti degressive presentano diverse zone visive, unite tramite un canale di progressione, che permettono la messa a fuoco a distanza intermedio – vicina. A differenza delle lenti progressive non è presente il valore che consente la visione per lontano; nella parte alta della lente è presente il potere che consente la visione alla distanza intermedia d’uso che si desidera avere; nella parte bassa sarà presente il potere necessario al compito visivo per vicino. Riducendo quindi la distanza nella visione per lontano, la degressione del potere fino alla parte per vicino sarà minore, offrendo una progressione più “dolce” e un maggior campo di visione nitida e comfort visivo nella distanza intermedia. La lente degressiva viene consigliata a chi necessita di disporre d’una rapida e confortevole messa a fuoco soprattutto nel lavoro d’ufficio, sia per una visione sullo schermo del computer che da vicino (tastiera, testo da leggere).

 

La centratura delle lenti

La centratura delle lenti, solitamente, viene effettuata con l’interpupillometro. Negli ultimi anni, vi è la possibilità di utilizzare il metodo di videocentratura, che si avvale della acquisizione fotografica computerizzata dei parametri indispensabili per la realizzazione delle lenti.

Al paziente viene chiesto di indossare la montatura prescelta e di posizionarsi davanti allo strumento dotato di telecamera; i dati acquisiti, attraverso un software, vengono elaborati simulando il risultato visivo ed estetico.

 

 

La Montatura

La montatura serve da supporto alle lenti correttive. La scelta della montatura deve essere adeguata al viso del paziente, alla distanza interpupillare, alla tipologia di lente prescritta e al difetto refrattivo. Infatti, una lente progressiva non è adeguata a montature piccole, lenti astigmatiche con potere elevato non possono essere inserite su montature avvolgenti e le montature “glasant” (lenti “libere”, prive del contorno della montatura) non sono adeguate per lenti di potere elevato. Le montature vengono realizzate in calibri diversi (il calibro rappresenta la dimensione in larghezza), al fine di adeguare l’occhiale alle proporzioni del viso e alla distanza interpupillare del paziente.

Le montature possono essere di diversi materiali:

  • metallo
  • celluloide
  • resine epossidiche

Le leghe di metallo utilizzate sono morbide, in modo da consentire la piegatura. Sono, inoltre, resistenti al sudore, al fine di evitare reazioni cutanee e allergiche.

I metalli sono sottoposti a trattamenti speciali, che riducono il peso totale dell’occhiale e migliorano la resistenza all’usura. Metalli, come l’acciaio inox o il titanio, vengono impiegati anche nella realizzazione degli occhiali che definiamo “senza montatura” (in gergo tecnico chiamati “glasant”), ottenendo un prodotto molto leggero e resistente.

Le montature in celluloide sono costruite in materiali plastici, come l’acetato di cellulosa o polimeri simili, che, per la loro elasticità, consentono di essere modellati, una volta riscaldati, senza alterarne la forma e il colore originali.

Le resine epossidiche sono, invece, materiali organici termoindurenti, più rigidi e resistenti ai graffi rispetto ai materiali plastici. Infatti, se queste vengono riscaldate, si deformano con maggiore difficoltà e, una volta raffreddate, mantengono la deformazione indotta; se poi vengono riscaldate nuovamente, intorno agli 80°C, tendono a riacquistare la forma originaria (materiale a memoria di forma).

 

La posizione dell'occhiale sul viso

L’occhiale deve consentire la migliore visione possibile. È necessario, quindi, che la sua posizione non causi alterazioni nella percezione delle immagini, dovute a disallineamenti o decentramento delle lenti.

Il centro ottico della lente, normalmente, deve coincidere con il centro pupillare; qualora, invece, si voglia creare un effetto prismatico, utile in caso di lievi strabismi, risulta necessario indurre un decentramento.

La parte frontale della montatura deve essere inclinata di qualche grado rispetto alle astine (angolo pantoscopico). La parte bassa della lente deve essere più vicina al viso rispetto alla parte alta, per consentire all’immagine prodotta dalla lente di focalizzarsi al centro dell’occhio (il punto nodale in cui tutti i raggi luminosi nel loro passaggio si focalizzano perfettamente sulla retina).

Se il frontale della montatura risulta essere perpendicolare rispetto alle aste, la visione  risulta confusa, con conseguente difficoltà di adattamento.

Nel caso di lenti astigmatiche, è importante che l’occhiale sia realizzato in maniera tale per cui la montatura rispetti gli assi dell’astigmatismo: se la posizione della lente (rispetto alla montatura) è inclinata, la visione risulta distorta.

 

 

Gli occhiali da sole

Gli occhiali da sole non sono semplicemente delle lenti colorate. Questi si differenziano a seconda dei diversi trattamenti in grado di proteggere gli occhi dalle radiazioni luminose dannose: dai semplici filtri anti UV ai trattamenti fotoselettivi a nanometri controllati.

 

Le  colorazioni

La funzione più importante di un occhiale da sole è la capacità di proteggere gli occhi dai raggi dannosi UV. È possibile scegliere fra un’ampia gamma di colorazioni; i colori chiari possono essere indicati in ambienti poco o parzialmente soleggiati (lenti fumé o colori ambrato, rosato o grigio chiaro), mentre, in ambienti molto soleggiati, è consigliato utilizzare lenti con colori scuri (verde scuro, grigio scuro, marrone etc.), sia nel caso di lenti correttive che di lenti neutre (senza correzione diottrica).

La colorazione scura non è da sola sufficiente a garantire la protezione dalle radiazioni luminose nocive: sono, infatti, importanti anche la scelta del materiale e il tipo di trattamento filtrante.

 

La scelta del colore

La scelta del colore è sicuramente soggettiva. Sarebbe però necessario fare alcune considerazioni legate ai principi di ottica fisica.

L’occhio umano è un sistema ottico, al pari di qualsiasi altro sistema creato dalla tecnologia, e le “aberrazioni” (deformazioni delle immagini nel loro passaggio attraverso le componenti dell’occhio) sono esattamente le stesse di qualsiasi sistema ottico artificiale (es. telescopio). La luce bianca che entra nell’occhio subisce una “dispersione cromatica”, ossia viene scomposta nei diversi colori che la compongono (esattamente come avviene alla luce del sole nel passaggio attraverso le gocce d’acqua che creano l’arcobaleno). Tale dispersione cromatica fa sì che le componenti verde e rossa dello spettro luminoso si trovino in due diverse posizioni rispetto alla retina e non si focalizzino in uno stesso punto. Pertanto, quando si sceglie una lente colorata per proteggere gli occhi dalla luce solare, sarebbe preferibile utilizzare il colore marrone per i soggetti miopi (questo consentirà di avvicinare maggiormente alla retina la componente rossa dello spettro) ed il verde per i soggetti ipermetropi (questo consentirà di avvicinare maggiormente alla retina la componente verde dello spettro). È opportuno che la scelta del colore venga effettuata dopo una prova in ambiente esterno per conseguire la migliore visione soggettiva.

 

Il trattamento polarizzato

Il trattamento polarizzato consente un maggior comfort visivo, schermando il riverbero e le immagini specchio che si creano quando la luce si riflette su superfici altamente riflettenti (manto stradale bagnato, specchio d’acqua, neve, superfici metalliche, etc.).

La luce naturale non è polarizzata, oscilla in ogni direzione, ma, quando è riflessa da una superficie liscia, viene indirizzata verso una direzione precisa e diventa polarizzata, creando l’effetto riverbero che produce abbagliamento. La lente polarizzata è dotata di una struttura a micro rete verticale, che filtra la luce riflessa con polarizzazione orizzontale, eliminando l’effetto riverbero.

Le lenti polarizzate possono essere associate a diverse colorazioni, migliorando così il contrasto e il comfort visivo.

 

 

Le Lenti fotocromatiche

Le lenti fotocromatiche reagiscono alle diverse condizioni di luce e vengono attivate dai raggi UV. Queste lenti, perciò, si scuriscono alla luce del sole utilizzando la radiazione ultravioletta, mentre, in condizioni di scarsa luce (ambiente interno, di notte, in ambienti poco illuminati, in auto, etc.), sono chiare come una normale lente da vista. Le lenti fotocromatiche offrono, inoltre, una buona protezione nei confronti delle radiazioni UV. Possono essere prodotte in plastica o vetro.

 

 

I filtri antiparticelle fototossiche a nanometri controllati

Le lenti con filtri antiparticelle fototossiche a nanometri controllati (filtri medicali) sono indicate soprattutto in presenza di patologie retiniche. I filtri medicali, a differenza di un tradizionale occhiale da sole, non bloccano solamente la radiazione della luce ultravioletta, ma anche una parte dello spettro della luce visibile, a bassa lunghezza d’onda (specialmente la radiazione della luce blu ad alta energia), dannosa nei confronti dei fotorecettori.

Essi assorbono in maniera controllata la luce, diminuendo l’abbagliamento e aumentando la sensibilità al contrasto, riducendo i tempi di adattamento nelle diverse condizioni di luminosità ambientale e aumentando il comfort visivo.

Questo tipo di filtri trova applicazione in tutte le patologie retiniche, come la degenerazione maculare legata all’età, l’atrofia del nervo ottico, la retinopatia diabetica e le eredodegenerazioni tapeto-retiniche.

Sebbene esistano delle indicazioni sulla tipologia di trattamento filtrante da utilizzare in base alla patologia, la prova soggettiva risulta fondamentale ai fini di identificare la tonalità ottimale della lente in base alle condizioni di luminosità ambientale. Tutti i trattamenti filtranti possono essere associati a filtro anti UV, trattamento antiriflesso, polarizzato e indurente.