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La visita oculistica pediatrica è utile per avere informazioni sulla visione del bambino e sullo stato di salute dei suoi occhi.

In età preverbale, in assenza di collaborazione, la visita oculistica pediatrica si svolge prevalentemente dopo aver messo delle gocce che dilatano la pupilla e bloccano l’accomodazione.

Questo esame può essere effettuato anche nel neonato, consentendo di avere informazioni sia sulle condizioni anatomiche oculari, sia sulla eventuale presenza di difetti visivi.

Per esplorare l’interno dell’occhio, dopo la dilatazione della pupilla, ci si avvale di uno strumento manuale, chiamato “oftalmoscopio”, e di una lente di ingrandimento per visualizzare ingranditi i dettagli del fondo oculare.

Le patologie retiniche che necessitano di una diagnosi precoce nei primissimi mesi di vita sono:

  • la cataratta congenita
  • il glaucoma
  • il retinoblastoma (tumore oculare)
  • la retinopatia del prematuro

 

Viene sempre effettuata anche la visita ortottica, che valuta la coordinazione dei movimenti oculari, la convergenza e la presenza di deviazioni degli occhi (strabismi).

Difficile è la determinazione dell’acuità visiva, che si basa sui test di visione preferenziale. Al bambino vengono presentate delle tavole, dove in una determinata area è presente un reticolo di barre ad elevato contrasto e con differenti frequenze spaziali (dimensioni diverse). I bambini, naturalmente, sono attirati dallo stimolo ad elevato contrasto, che ricercano con lo sguardo.  In base alla direzione degli occhi del bimbo, è possibile capire se percepisce o meno la presenza dello stimolo. La capacità di riconoscere barre sempre più piccole è indice di una migliore capacità visiva. Nei bambini molto piccoli, il test si esegue con entrambi gli occhi, per evitare che il bambino si stanchi se effettuato monocularmente.

In età verbale, si valuta l’acuità visiva del bambino (cioè la capacità del bambino di percepire e riconoscere dei simboli) tramite l’uso di test (ottotipi) che vengono scelti in base alla collaborazione e all’età:

  • ai 3 anni di età è più facile utilizzare delle figurine familiari al mondo dei bambini (casetta, sole, pesce, fiore, bambina, gatto, barca);
  • solitamente dai 4 anni, si utilizzano i simboli “LEA” (quadrato, cerchio, cuore, pentagono [casetta]) o, molto simili, i simboli “H O T V”, che permettono una stima ancora più fine dell’acuità visiva. Tali test vanno eseguiti per appaiamento: il bimbo deve indicare su un foglio la stessa figura mostrata dall’operatore sull’ottotipo;
  • prima dell’età scolare, il test delle “E di Albini” rappresenta una buona alternativa alle lettere dell’alfabeto. Il bimbo deve orientare le sue dita nella stessa direzione delle punte delle “E” raffigurate sull’ottotipo;
  • in età scolare, si utilizza l’ottotipo standard con lettere.

 

La visita ortottica in età verbale permette di avere informazioni non solo sui movimenti oculari, ma anche sullo stato sensoriale del piccolo paziente. In questa fascia di età, è prevista la collaborazione del bambino ai diversi test che valutano la capacità di usare gli occhi insieme (visione binoculare).

La visita oculistica in età pediatrica prevede il test con le gocce (cicloplegia), che consente la valutazione corretta del difetto visivo e l’esame del fondo oculare.

Per la misurazione del difetto visivo, dopo aver ottenuto con le gocce una buona dilatazione della pupilla, si possono utilizzare metodiche manuali o computerizzate, a seconda della collaborazione del bambino.

La metodica manuale, chiamata “schiascopia”, consiste nell’osservazione delle caratteristiche del riflesso luminoso proiettato sul fondo oculare e visibile in campo pupillare.

La metodica computerizzata, denominata “autorefrattometria”, si avvale di strumenti all’avanguardia che, in pochi istanti, effettuano una media di tutte le misurazioni oggettive del difetto visivo di ogni singolo occhio.

La cicloplegia è particolarmente importante, perché blocca temporaneamente il sistema accomodativo, consentendo di estrapolare un dato numerico che, giustamente interpretato, corrisponde al reale difetto visivo del bambino. In tal modo, è possibile avere delle giuste informazioni sulla visione nel caso di bambini non collaboranti o nel caso siano presenti degli sfuocamenti visivi durante la visita dovuti all’emozione (spasmi accomodativi). Inoltre, la dinamicità del sistema di messa a fuoco dei bambini è tale da consentire una buona visione anche quando è presente un reale difetto visivo o quando il difetto visivo si è modificato: con la cicloplegia, è possibile “smascherare” il difetto visivo latente oppure evidenziarne una eventuale variazione. La cicloplegia risulta fondamentale nei casi di ambliopia (occhio pigro), perché tale condizione risulta essere asintomatica, in quanto né il bambino né i genitori possono essere consapevoli del problema. Pertanto, la cicloplegia è lo strumento che ci permette di poter stabilire con estrema precisione la presenza di un difetto visivo anche in bambini molto piccoli o non collaboranti.